Il 20 ottobre 2014, in occasione della giornata dedicata a Mario Luzi, la cui organizzazione era stata curata da Mario Comporti, scomparso pochi giorni prima, lasciando un gran vuoto nella nostra comunità, Rodolfo Bracci, su invito del Liceone, ha ricordato l’amico e collega con un discorso che qui riportiamo per tutti i Soci.
“Sono molto grato al Presidente Bellini ed al Consiglio del “Liceone” per questo invito a ricordare Mario Comporti in questa cerimonia da lui voluta per onorare il grande Mario Luzi che Mario, anch’egli poeta, amava e comprendeva.
Mario Comporti è stato un poeta ed uno scienziato. Come il Presidente Bellini ha annunciato, io mi limiterò a ricordare Mario come amico e come uno dei migliori docenti che la Facoltà di Medicina di Siena abbia avuto in questi ultimi decenni.
Sono lieto di ricordare Mario Comporti in questo liceo che anch’io e mia moglie abbiamo frequentato nel periodo in cui lo frequentava lui. Erano gli anni del dopoguerra quando si riteneva che la scuola dovesse riprendersi dalla decadenza del periodo fascista e dovesse riacquistare rigore e severità. A quel tempo Manlio Cancogni scriveva sul Nuovo Corriere di Romano Bilenchi che la scuola doveva divenire così severa che i ragazzi nelle ore libere dovevano evitare di passare davanti alla scuola per non guardare il terribile edificio. Alla licenza liceale dovevamo portare il programma completo di tutti e tre gli anni e questo voleva dire che si poteva essere interrogati su un brano di greco tradotto tre anni prima. Mario ricordava volentieri quel periodo ed insieme ci trovavamo d’accordo sull’importanza di attribuire un grande valore a quel regime di severità senza sconti e senza privilegi. Mario era anche profondamente convinto che proprio gli studi classici avessero avuto in lui, come in altri, una funzione educativa fondamentale. Pochi mesi fa, trovandoci a cena, influenzato forse dall’avere tre nipoti americane che, seguendo il padre ingegnere all’Estero, hanno frequentato le scuole americane, incautamente espressi qualche perplessità sull’importanza nel mondo di oggi del tradizionale Liceo Classico. Mi aggredì quasi con rabbia e non nascose un moto di disprezzo nei miei confronti. Ma si trattò solo di un momento; sul valore della formazione umanistica eravamo d’accordo, come eravamo d’accordo sul ritrovare nelle nostre antiche esperienze con Nuti, Bettalli e Cuscani quel clima di continuo controllo di qualità e di merito proprio delle grandi università americane da noi visitate. La sua profonda convinzione sul valore del Liceo Classico e l’amore nei confronti di quello di Piazza Sant’Agostino erano per lui motivo di apprezzamento per il Lavoro del “Liceone”.
Devo dire in modo molto chiaro che Mario Comporti fu un vero scienziato. Tengo a dirlo perché talvolta accade che personalità complesse che hanno dato contributi in diversi ambiti della cultura ottengano lodi incrociate che non sempre sono tributate da competenti della materia. Per questo voglio che il riconoscimento del valore di Mario come scienziato venga da una persona come me che ha avuto a disposizione gli strumenti per giudicarlo con competenza. Anche a costo di annoiare qualcuno, voglio citare alcuni aspetti della produzione scientifica di Mario. Egli fu un pioniere negli studi sullo stress ossidativo, vale a dire sugli effetti di molecole dell’ossigeno che possono avere i più svariati effetti, sia buoni che cattivi. Tra i cattivi, vi è il coinvolgimento in malattie gravi quali arteriosclerosi, disturbi cerebrali, circolatori ed altri. Come neonatologo non posso non citare l’importanza dello stress ossidativo nella patogenesi delle più tremende complicazioni della prematurità quali cecità, danno cerebrale e insufficienza polmonare cronica. Mario fu tra i primi al mondo a studiare le cosiddette specie tossiche dell’ossigeno nei loro effetti più difficili da osservare e da interpretare. Fu tra i primi a porre le basi di quelle nozioni su radicali liberi e antiossidanti oggi a tutti note per le citazioni su giornali e televisione. Per i suoi studi Comporti fu insignito della medaglia d’oro al merito della cultura e della scienza dal Ministero della Pubblica Istruzione. Ha diretto laboratori della “National Fondazione for Cancer Research e della Association for International Cancer Research; è stato Visiting Professor in università americane ed era membro onorario dell’Oxygen Club di California. Era revisore di importantissime riviste internazionali ed era noto e ricercato per la capacità di giudicare correttamente il lavoro altrui. Ricordo un giorno di una quindicina di anni fa quando un biologo direttore di un enorme laboratorio a Berkley, visitando l’istituto di Mario, restò quasi turbato constatando che Mario aveva ottenuto con meno mezzi risultati migliori dei suoi. Negli anni ’70 io e Mario Comporti ci incontrammo con un passato quasi in comune: io reduce da un periodo di studi negli Stati Uniti trascorso tra ricercatori che studiavano gli effetti tossici dell’ossigeno nei neonati e lui profondamente coinvolto nelle esperienze sui radicali liberi in Patologia generale. Ne nacque una lunga collaborazione nella quale egli cercava con estremo rigore le vie metaboliche delle reazioni caratteristiche nei feti e nei neonati mentre io cercavo possibili applicazioni diagnostiche e terapeutiche.
Aveva molto a cuore l’insegnamento ed accettò di svolgere un intero corso in un’università argentina.
Ho voluto ricordare lo scienziato perché nella complessa personalità di Mario Comporti la ricerca scientifica ed il gusto poetico forse non sono così lontani come può sembrare a prima vista. Per comprendere la combinazione straordinaria tra scienza ed interessi poetico-letterari di Mario, conviene attenersi alle parole che egli affida alla prefazione del suo ultimo e bel volume “Radicali liberi, Patologia da stress ossidativo e antiossidanti”. Così si esprime: “Io ho trovato nello studio dei meccanismi cellulari e molecolari con cui si attiva la vita ed anche la deviazione dalla vita, che è appunto la patologia, il mio motivo di essere. La ricerca dà in effetti la possibilità di creare qualcosa e di qui l’emozione. Io ho fatto il ricercatore per avere questa emozione perché è solo con essa che ci si può avvicinare alle vette della creatività, è solo con essa che si può avvertire lo stesso fascino, la stessa tensione all’assoluto che è possibile raggiungere con le più pregnanti intuizioni ed ispirazioni liriche o pittoriche o musicali.” Chi ha avuto il privilegio di avere consuetudine con lui sa quanto profonde fossero la sue conoscenze di letteratura, storia, arte e musica. Aveva precise conoscenze storiche soprattutto sulla storia del Risorgimento. Apprezzava le mostre d’arte ed una pila di cataloghi nella sua casa paterna di via di città testimoniava il gran numero di eventi visitati. Era anche appassionato di musica ed era presidente del Sodalizio Amici della Chigiana. Gli piaceva l’opera lirica e quando fu presidente dei Lions dedicò una serata allo studio dei problemi connessi al mantenimento e sviluppo dell’opera in Italia. Ammirava Puccini e sosteneva la bellezza de “Il tabarro”. Amava la natura; quella della sua casa di campagna che egli canta in una bellissima poesia pubblicata nel suo ultimo libro ed anche quella del mare dell’isola di Capraia dove passava settimane tra luglio ed agosto, non prima però di avere assistito alle manifestazioni della Settimana Chigiana. Con naturalezza e senza boria, creava tra gli amici un clima colto, sereno ed anche divertente. Le sue battute, le sue feroci imitazioni, i suoi paragoni assurdi, ma acuti, lasciano un grande vuoto in molti di noi. Amava Siena: conosceva strade e vicoli e si divertiva agli aneddoti di un secolo fa raccontati dagli anziani quando eravamo giovani. Con la sua Elisa, passeggiando per le strade, era solito commentare i colori usati nel restauro dei palazzi.
Amava anche le contrade e ricordo che quando la Giraffa fece cappotto Mario girava sotto il sole d’agosto con un pesante pastrano invernale.
Come tutti sanno, Mario Comporti fu anche un poeta, autore di libri di poesie vincitori di numerosi premi. Non oso parlare di questo importante aspetto della personalità di Mario che richiede una competenza che io non ho. Posso solo dire che fin da quando ebbi tra le mani “Deriva d’orizzonti”, pubblicato nel lontano 1985, ho seguito con amore le sue poesie trovandoci motivo di sempre maggiore amicizia e stima per Mario”.