GRUPPO RAFIKI DI SIENA, Teatro dei Rozzi, 23.04.10 – ore 21.15
Il LABORATORIO TEATRALE THIASOS presenta:
Antigone
Personaggi e interpreti:
- Antigone Sandra Bardotti
- Ismene Cristina Castellini
- Creonte Giacomo Benelli
- Guardia Emanuele Glave
- Emone Filippo Basetti
- Tiresia Martino Montomoli
- Nunzio Francesco Ferrarese
- Cittadini di Tebe
- Chiara Carnemolla – Sara Marzullo – Alessia Giorli
- Alessandro Righi – Emiliano Righi – Stefano Calvani
- Luci, Audio e Suoni
- Alessandro Antichi – Mattia Marini
- Scene e Costumi
Laboratorio Teatrale
Progetto Grafico: Andrea Biotti
Traduzione, Adattamento e Regia: Alessandro Biotti – Giacomo Benelli
Il LABORATORIO TEATRALE THIASOS
Il “LABORATORIO TEATRALE THIASOS” della Sezione Classica del Liceo Volta è stato fondato nell’anno scolastico 1995-’96. Ha partecipato con la pièce “Lucrezio… la vita immaginaria delle cose” alle ‘Giornate di Monticchiello’, una rassegna teatrale a tema organizzata dall’Università di Lettere di Siena, che vede protagonisti gli studenti di varie scuole d’Italia. Lo stesso lavoro è stato presentato al ‘Teatro dei Varii’ di Colle Val d’Elsa col Patrocinio del Comune (28-29 maggio 1996), nel Chiostro di Casole d’Elsa col Patrocinio della Pro Loco (21 giugno 1996). È stato quindi replicato al ‘Teatro Pezzani’ di Parma (11 ottobre 1996) e al ‘Teatro Accademico’ di Bagni di Lucca. Nell’anno 1996-’97 il Laboratorio ha messo in scena la commedia “Pseudolo” di Tito Maccio Plauto, rappresentata al ‘Teatro dei Varii’ (30-31 maggio 1997) e nel Chiostro di Casole (giugno 1997).
Il GRUPPO RAFIKI nasce dall’esperienza di due fratelli tanzaniani, Nancy e Zoe, che frequentano l’Università di Siena.
Il loro desiderio è quello di condividere la volontà di migliorare la realtà del villaggio da cui provengono.
Riescono a coinvolgere molti amici che entrano a far parte del gruppo e si danno da fare per realizzare i primi progetti: non basta però raccogliere fondi per costruire un filo diretto di solidarietà, è l’incontro con le persone che colma le distanze, che trasforma la voglia di portare aiuto, in conoscenza e reciprocità.
In seguito organizzano i primi campi-lavoro in Tanzania per far conoscere la loro realtà e per seguire di persona i progetti:
i ragazzi partono per aiutare una causa, per realizzare un’idea; tornano consapevoli di aver ricevuto molto di più di quanto hanno saputo e potuto dare.
Adesso siamo un bel gruppo e sentiamo l’urgenza e l’impegno di NON dimenticare: le iniziative intraprese devono essere arricchite e supportate in vista di quei servizi primari (scuole, dispensario medico, pozzi per l’acqua) senza i quali nessuno può iniziare un cammino di vera umanità.
Ci sembra questo un modo per dire ASANTE (GRAZIE) e per dare alla nostra relazione di amicizia, non spendibile nella quotidianità, una dimensione concreta, duratura, costruttiva.
PREZZO DEI BIGLIETTI:
- PLATEA E PALCHETTI CENTRALI : 15 €
- PLACHETTI LATERALI : 10 €
- LOGGIONE : 5 €
SARA’ EFFETTUATA UNA PREVENDITA PRESSO:
- LICEO CLASSICO DI SIENA
- LICEO CLASSICO DI COLLE VAL D’ELSA
- GRUPPO RAFIKI DI SIENA
IL DETTAGLIO SARA’ RIPORTATO IN UN PROSSIMO COMUNICATO.
Sofocle: la vita
L’arco della vita di Sofocle abbraccia quasi l’intero V secolo a.C.: nacque infatti nel demo attico di Colono intorno a 496 e morì nel 406. La tradizione biografica fornisce molti aneddoti (l’astio del figlio che lo avrebbe accusato di demenza senile, la sua morte per soffocamento causata da un acino d’uva), ma è unanime il consenso nel tributargli grandi lodi per la sua intensa partecipazione alla vita politica e per la sua pietas religiosa. Notevoli, secondo la tradizione, i suoi contributi all’evoluzione della tragedia: Aristotele gli attribuì l’invenzione del terzo attore e della skenographìa. Fu lui a rompre l’unità della trilogia ‘legata’, ossia basata su uno stesso mito, e a presentare quindi opere su temi diversi: ciò senza dubbio aprì la strada ad una più intensa analisi introspettiva del singolo personaggio e impose Sofocle come il drammaturgo dei grandi eroi solitari. Aumentò anche il numero dei coreuti da dodici a quindici. Fu soprannominato l’Ape per il suo stile dolce come il miele. La sua tragedia più famosa, Edipo Re, fu additata da Aristotele nella Poetica come modello perfetto di dramma. Della sua vasta produzione ci sono giunti integri solo sette drammi dei quali è difficile determinare l’esatta datazione: Aiace (tardi anni quaranta), Antigone, Trachinie, Edipo Re (decennio 430-20), Elettra (fra il 418 e il 410), Filottete (409) e Edipo a Colono (409).
Antigone: la trama
Creonte, reggente di Tebe, proclama un editto (nòmos): Polinice, figlio di Edipo, colpevole di tradimento per aver assalito la sua città e morto nel duello contro il fratello Eteocle, difensore di Tebe, non ha diritto di sepoltura. Il trasgressore sarà punito con la morte. Sua sorella Antigone tenta, tuttavia, di seppellirlo cercando l’aiuto della sorella Ismene, la quale, timorosa di infrangere il divieto di Creonte, cerca di distogliere la stessa Antigone dall’impresa. Antigone, però è decisa e ubbidendo alla legge (nòmos) superiore degli affetti, agirà da sola: sfugge al guardiano e getta sul cadavere un pugno di polvere come tomba. Creonte minaccia il guardiano di morte se non scoprirà l’autore del crimine. Antigone viene sorpresa sul fatto e condotta in catene davanti a Creonte, di fronte al quale rivendica le ragioni del suo gesto: l’Ade richiede che i morti abbiano i loro riti e i loro onori; Creonte replica che il malvagio non può avere la stessa sorte del buono. Antigone chiede con ferma determinazione se anche laggiù, nel mondo dei morti, questo criterio è considerato santo. Ma quando uno è nemico è nemico per sempre, obietta Creonte, e Antigone replica: io non sono nata per legarmi nell’odio, ma nell’amore. E fedele alla legge non scritta dell’amore, va incontro alla morte e si avvia alle nozze con Ade. Nemmeno l’intervento di Emone, figlio di Creonte e fidanzato di Antigone, riesce a mutare la decisione paterna. Solo la profezia di Tiresia, la funesta rivelazione fatta a Creonte, sembra scuotere l’animo del re, il quale tenta di risolvere la situazione. Ma ormai è troppo tardi: dalle parole di un messaggero il pubblico apprenderà l’esito della vicenda.
Tutta l’Antigone è incentrata sul contrasto tra le leggi divine e le leggi umane determinate dall’arbitrio di un uomo. È l’amore per il fratello, la philìa, e il rispetto di un dovere che proviene dai legami di sangue e da un profondo senso del sacro che sostiene Antigone, la porta a considerare santa la sua disobbedienza, fino ad affrontare la morte, esaltando – come è stato detto – “le enormi facoltà dell’irrazionale e del caos”.